Andando a cercare dei legami tra il nostro verbo e la mitologia risaltano sicuramente due figure: Efesto e Dedalo.
Efesto nell'atto di consegnare l'attrezzatura di Achille a Teti. |
Efesto è il dio della fabbricazione per eccellenza, tanto da essere stato adorato specialmente nelle città della Grecia più produttive, come Atene, in cui la presenza di attività artigianali era elevata. Infatti può essere definito il fabbro degli dei, artefice di molti oggetti di grande utilità per le altre divinità dell'Olimpo, come ad esempio l'arco e le frecce di Apollo, l'elmo e i sandali alati di Ermes, lo scudo e la corazza di Achille e molti altri.
Il dio-fabbro è descritto da Omero come brutto e di cattivo carattere, ma possente e di grande forza, grazie alla quale riusciva a modellare alla perfezione le sue creazioni. Egli inoltre non vive sull'Olimpo bensì nelle viscere dell'Etna, insieme ai suoi ciclopi, dove si trova la sua fucina.
Dedalo, invece, rispetto ad Efesto è caratterizzato da una grande inventiva oltre che alle sue capacità da scultore. Egli è l'ideatore della mucca di legno utilizzata dalla moglie di Minosse per accoppiarsi con il toro sacro inviato da Poseidone, dalla cui unione nacque il Minotauro. Minosse allora commissionò a Dedalo la creazione di un labirinto per imprigionare la bestia.
Infine le ultima creazioni furono le ali per fuggire dal labirinto in cui Minosse aveva intrappolato lui e suo figlio Icaro. Dedalo creò le sue ali disponendo delle piume di uccello in fila, partendo dalle più piccole alle più grandi. Poi al centro le fissò con fili di lino, alla base con cera, e dopo averle saldate insieme le curvò leggermente, in modo da farle assomigliare ad ali vere.
Jacob Peter Gowy, "La caduta di Icaro", 1636-38. Museo del Prado, Madrid (Spagna) |
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