mercoledì 29 aprile 2020

STEP#11 Fabbricare ai tempi del Coronavirus

La drammatica pandemia mondiale che stiamo vivendo in questo periodo ha creato problematiche e disagi, oltre che nelle nostre vite private, alle aziende, sia grandi che piccole: basti pensare che con il Dpcm anti coronavirus del 22 Marzo furono chiuse circa il 75% delle industrie italiane. Consiglio di dare uno sguardo all'articolo del giornale "Il Messaggero" che riporta i settori che vennero bloccati. Per nostra fortuna le fabbriche relative al settore alimentare e di altri beni primari sono rimaste aperte senza far sfociare questa crisi epidemica ed economica anche in una crisi alimentare.

Da una parte il "lockdown" e dall'altra un forte impegno nella produzione di mascherine e respiratori per le terapie intensive, per cercare di coprire la totalità del fabbisogno nazionale e tentare di svincolarsi dalla dipendenza delle esportazioni. Infatti molte aziende, hanno deciso di riconvertire la propria produzione per rispondere alla crescente domanda di questi prodotti, ma anche di altri come ad esempio, camici per operatori sanitari e gel disinfettante. Per leggere più dettagliatamente di alcune aziende che hanno contribuito potete andare a leggere a questo link.



mercoledì 22 aprile 2020

STEP#10 Un po' di cinema

Questo spezzone è tratto dal film "Modern Times" di Charlie Chaplin uscito nel 1936. Chaplin porta in chiave comica un argomento che abbiamo trattato anche in uno dei post precedenti, ovvero il rapporto uomo-macchina in un'epoca sempre più industrializzata.

martedì 14 aprile 2020

STEP#09 Arti figuartive

"La città che sale" è un'opera dell'pittore futurista Umberto Boccioni, che attraverso la vivacità dei colori e il disegno le cui linee vanno ad accentuare il movimento delle figure, rappresenta la la forza del lavoro usata per fabbricare e costruire in un' Italia che si stava sempre di più industrializzando e modernizzando.


Umberto Boccioni, 1910-1911, olio su tela, 199,3x301 cm, Museum of Modern Art, New York

STEP#08 Fabbricare nell'antichità

La fabbricazione ha in qualche modo sempre fatto parte delle attività dell'uomo, come già abbiamo accennato più volte in questo blog (si veda ad esempio lo step#02); si è partiti dalla fabbricazione di utensili utilizzati per fabbisogni primari, come la caccia o la preparazione di pelli, fino ad arrivare alla produzione in serie come la conosciamo oggi.

Rappresentazione grafica di un antico tornio
 a tavolo, proposta dall'archeologo Ștefan Cucoș
Sono moltissime le citazioni che si potrebbero fare relative all'azione del fabbricare nel corso della storia, quindi ho deciso di porre l'attenzione su uno strumento che permise una fabbricazione di prodotti quasi in serie: il tornio.

Il tornio o ruota del vasaio è un macchinario utilizzato per modellare l'argilla dando forma a vasi, che si diffuse intorno al VIII secolo a.C., andando a sostituire la modellazione a mano. Vi fu la diffusione di due tipi di tornio: il tornio lento e quello veloce.

 Il tornio lento consiste in un disco, su cui è appoggiato il vaso, fatto ruotare attorno ad un'asse verticale grazie alla spinta delle mani. Questa tecnica aveva l'inconveniente di dover far girare il disco distogliendo le mani dalla modellazione, portando ad una minor precisione nel prodotto finale.

Utilizzo del tornio veloce
In seguito il tornio fu migliorato nel così detto, tornio veloce, aggiungendo alla base una ruota o un pedale che permettesse di far girare il disco senza usare le mani, e anche di farlo ruotare ad una velocità costante sotto il controllo del vasaio; questa invenzione permise di creare vasi in serie, ovvero molto simili gli uni con gli altri, e con minori tempi di produzione.

STEP#07 ...e in versi

Nel terzo post di questo blog ho già citato l'arsenale di Venezia come uno dei primi esempi di fabbrica, nel senso moderno del termine, in epoca preindustriale. Dante ci da una descrizione di esso nella Divina Commedia:

Entrata dell'arsenale dipinta dal Canaletto, 1732

«Quale nell'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno - in quella vece
chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa -;
tal, non per foco ma per divin' arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che 'nviscava la ripa d'ogne parte.»

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno XXI, vv. 7-18)

giovedì 9 aprile 2020

STEP#06 Fabbrica e lavoro in letteratura...

Con l'avvenire della rivoluzione industriale il concetto di fabbricazione, una volta relativo esclusivamente all'ambito artigianale, andò a mutarsi attraverso il passaggio dalla figura dell'artigiano a quella dell'operaio; ciò si traduce con la sottomissione delle abilità del lavoratore contro alla potenza e all'efficacia dei macchinari.

Il lavoro in fabbrica è un tema su cui si è molto discusso, principalmente in campo filosofico; uno dei punti salienti è quello relativo all'alienazione dell'uomo, dovuta alla ripetizione continua di gesti, che non lasciano spazio alla creatività e al ritmo dell'individuo. Per quanto concerne l'ambito letterario prenderemo in considerazione alcune frasi tratte dall'opera "Il memoriale" di Paolo Volponi, che tramite i pensieri del protagonista, Alberto Saluggia, dà sfogo a riflessioni sulla condizione del lavoratore in fabbrica.

Saluggia riferendosi alla fresatrice dice:"Il suo rumore, i suoi tagli, mi convincevano aspramente di saper lavorare; davano alle mie mani una forza che non avevano mai avuto, anche se mi ero accorto che le mie mani più che guidarla erano trascinate dalla macchina." In questo passo si percepisce come l'operaio non sia l'elemento necessario per svolgere un compito, ma solo un meccanismo, facilmente intercambiabile, della macchina; questa condizione lo porta a non sentirsi artefice della fabbricazione, ma solo un elemento secondario dell'apparato produttivo: non è più l'uomo che attraverso i suoi attrezzi crea qualcosa, ma è la macchina che attraverso l'uomo produce.

Infine l'ultimo punto che trattiamo è quello del ritmo, che in parte è anche legato al tempo. Esso non è più il ritmo dell'individuo, non è sotto il suo controllo, ma è imposto dalla frenesia della fabbrica:"Il rumore mi rapiva: il sentire andare tutta la fabbrica come un solo motore mi trascinava e mi obbligava a tenere con il mio lavoro il ritmo che tutta la fabbrica aveva."



martedì 7 aprile 2020

STEP#05 Pubblicità

In questo post cerchiamo di portare l'attenzione sul mondo pubblicitario che in qualche modo può essere legato all'azione di fabbricare. Consideriamo due tipi di pubblicità diverse: la prima orientata al mondo dell'edilizia o della fabbricazione in generale,



Pubblicità S.A.F.F.A, azienda produttrice di fiammiferi 


Pubblicità CASER, azienda di costruzioni di macchine per le acciaierie 


 la seconda relativa al costruire inteso come gioco.


Pubblicità della LEGO 

Pubblicità MECCANO,gioco di costruzione di modellini meccanici


domenica 5 aprile 2020

STEP#04 Mitologia

Andando a cercare dei legami tra il nostro verbo e la mitologia risaltano sicuramente due figure: Efesto e Dedalo.

Efesto nell'atto di consegnare l'attrezzatura
di Achille a Teti.
Efesto è il dio della fabbricazione per eccellenza, tanto da essere stato adorato specialmente nelle città della Grecia più produttive, come Atene, in cui la presenza di attività artigianali era elevata. Infatti può essere definito il fabbro degli dei, artefice di molti oggetti di grande utilità per le altre divinità dell'Olimpo, come ad esempio l'arco e le frecce di Apollo, l'elmo e i sandali alati di Ermes, lo scudo e la corazza di Achille e molti altri.
Il dio-fabbro è descritto da Omero come brutto e di cattivo carattere, ma possente e di grande forza, grazie alla quale riusciva a modellare alla perfezione le sue creazioni. Egli inoltre non vive sull'Olimpo bensì nelle viscere dell'Etna, insieme ai suoi ciclopi, dove si trova la sua fucina.





Dedalo, invece, rispetto ad Efesto è caratterizzato da una grande inventiva oltre che alle sue capacità da scultore. Egli è l'ideatore della mucca di legno utilizzata dalla moglie di Minosse per accoppiarsi con il toro sacro inviato da Poseidone, dalla cui unione nacque il Minotauro. Minosse allora commissionò a Dedalo la creazione di un labirinto per imprigionare la bestia.

Infine le ultima creazioni furono le ali per fuggire dal labirinto in cui Minosse aveva intrappolato lui e suo figlio Icaro. Dedalo creò le sue ali disponendo delle piume di uccello in fila, partendo dalle più piccole alle più grandi. Poi al centro le fissò con fili di lino, alla base con cera, e dopo averle saldate insieme le curvò leggermente, in modo da farle assomigliare ad ali vere.

Jacob Peter Gowy, "La caduta di Icaro", 1636-38. Museo del Prado, Madrid (Spagna)

STEP#25 Sintesi finale

In quest'ultimo post andremo a ripercorrere la strada che ci ha portati fin qui. Siamo partiti dallo studio della parola fabbricare, da...